Che il Ministro Valditara, a cui spetta la responsabilità di governo della scuola, affermi che nelle classi la maggioranza degli studenti deve essere italiana rappresenta un fatto di particolare gravità culturale e democratica.
È particolarmente grave perché il Ministro ha giurato sulla Costituzione, cioè quel testo fondante della nostra Repubblica che rifiuta ogni discriminazione o separatezza come base della nostra democrazia.
Lo è perché in una società dove convivono, da tempo ed in modo crescente, persone con culture e lingue diverse spetta alla scuola il fondamentale mandato costituzionale di accogliere, costruire ponti, realizzare progetti di vita, fare di ognuno una ricchezza per gli altri.
Lo è perché quell’affermazione assume la separazione, l’allontanamento, come condizione dalla quale costruire una presunta convivenza, ovvero la costruzione di ghetti come soluzioni rassicuranti al mondo che cambia quando invece servono robusti ponti.
Suggeriamo al Ministro di andare nelle scuole e vedere quel tantissimo che insegnanti e famiglie fanno per far crescere insieme bambini e studenti non nati in Italia o con genitori non italiani e gli straordinari risultati raggiunti con poche o nulle risorse disponibili.
Vada a Pioltello – forte delle sagge parole del Presidente della Repubblica – a ringraziare dirigente scolastico, docenti, organi collegiali che – forti di un principio multiculturale e grazie allo strumento dell’autonomia scolastica (che è autonomia di rango costituzionale) – hanno deciso di sospendere le attività in occasione del termine del mese di preghiera islamico.
E poi se vuole che nelle classi la maggioranza degli studenti siano italiani si impegni a far approvare il ius scholae anziché copiare slogan che, per chi come noi la scuola la vive, rilanciano un sistema di deportazioni.
Per quanti ci riguarda ci guida una precisa consapevolezza che traiamo dalle parole di don Lorenzo Milani “Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”.
Gruppo scuola del Comitato